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Cos'è il sintetizzatore modulare?
"Non è una bomba!" Questo è ciò che mi sono spesso ritrovato a gridare al chek-in dell'aeroporto tra un controllo e l'altro durante i viaggi per i miei concerti. Questa cassetta della frutta, piena di cavi penzoloni, pomelli, bottoni e lucine colorate non è altro che uno strumento musicale, un sintetizzatore per la precisione. Non è una macchina mandata da Skynet per distruggere l'umanità e quindi non viene dal futuro bensì dal passato, dai lontani e magnifici anni 70, anni in cui gli strumenti musicali tradizionali che da secoli detenevano il trono si sono ritrovati a fare i conti con apparecchi elettronici che emettevano frequenze e modulazioni, Moog e Buchla sono stati i pionieri della commercializzazione e la diffusione di questo strumento. La loro storia è paragonabile a quella tra Bill Gates e Steve Jobs, due scuole di pensiero completamente diverse tra loro ma con un oggetto in comune, una macchina, un sintetizzatore.
La visione si divideva in East Coast e West Coast, per farla breve la prima era la visione di Moog che costruiva sintetizzatori con un approccio più tradizionale, quindi un sistema modulare pilotato da una tastiera a scacchi (Pianoforte) mentre la seconda era la visione di Buchla che puntava ad un sintetizzatore con un approccio non convenzionale, quindi nessuna tastiera. Eurorack ci ha permesso di unire a nostro piacimento i diversi approcci permettendo al musicista il completo libero arbitrio sullo strumento. Ci sono moltissime documentazioni in rete su questo argomento e vi invito ad approfondire per poter comprendere al meglio questo strumento, ma bando alle ciance spieghiamo una volta e per tutte cos'è questo mostro che agli occhi del profano potrebbe sembrare un vecchio centralino telefonico della SIP.
Immaginate di avere un sintetizzatore monofonico tradizionale tra le mani, prenderei come esempio un classico della storia, il Korg MS20 ma forse è meglio qualcosa di più attuale e alla portata di tutti. L'Arturia Microbrute è uno dei sintetizzatori analogici monofonici più semplice ed economico degli ultimi anni ed è anche molto performante, si presenta come la maggior parte dei sintetizzatori, una parte dedicata alla manipolazione del suono e l'altra all'esecuzione quindi tastiera tradizionale, se andiamo ad escludere quest'ultima ci ritroviamo un semplice pannello di controlli indicizzati per funzione: oscillator/filter/controls/lfo/envelope/sequencer/mod matrix, tutte funzioni collegate tra loro attraverso i circuiti interni, seguendo una concatenazione pre-stabilita dal produttore. La classica concatenazione di un sintetizzatore è costituita da un oscillatore che genera le forme d'onda che finisce dentro un filtro per poi entrare in un vca, entrambi controllati da uno o più generatori di inviluppo che intervengono sull'apertura del filtro e lo smorzamento del volume di uscita attraverso l'amplificatore di segnale a seconda dei parametri di Attacco, Decadimento, Sostegno e Rilascio, ADSR. l'intonazione dell'oscillatore poi può essere modificata tramite l'lfo, l'intervento della tastiera o in alcuni casi con un sequencer che genera voltaggio variabile in sequenza.
A questo punto immaginiamo di prendere ogni singola funzione e mescolarla a nostro piacimento, cambiarne così la concatenazione e sperimentare, questo è quello che succede con un sintetizzatore modulare, non dovrai più acquistare uno strumento che suona come il produttore ha deciso, potrai acquistare la forma d'onda che preferisci e il tipo di filtro che più si avvicina alle tue sonorità e così via.
Tutto questo naturalmente comporta una spesa maggiore, basti pensare che un Microbrute costa mediamente intorno ai 250€ mentre anche un singolo modulo come un oscillatore semplice può costare da un minimo di 100€ fino ad arrivare anche a 1.000€.
"In che modo si utilizzano i moduli e come si interfacciano tra di loro?"
La chiave di tutto il giochino sta nel CV (Control Voltage) e nel Gate. Ogni modulo che si rispetti è dotato di una serie di controlli manuali affiancati da un CV-in il quale non è altro che un ingresso jack da 3,5mm mono nel quale è possibile inviare segnali provenienti da altri moduli che generano CV-out, per fare un esempio prendiamo un oscillatore standard della Doepfer ed un semplice lfo, i quali sono entrambi dotati di una serie di controlli manuali modificabili attraverso le manopole e da una serie di controlli di voltaggio modificabili attraverso l'ingresso jack.
"Come faccio a capire qual'è il cv di uscita e quale quello di ingresso?"
Quando per la prima volta mi sono ritrovato ad avere a che fare con i moduli la prima cosa che ho fatto è stata quella di infilare e sfilare i jack a caso per sentire cosa succedeva, chiaro questo non è un metodo ma secondo me è il modo più semplice per fare la prima mossa, state tranquilli non succede nulla, non si rompe nulla, se doveste collegare un out con un out o un in con un in non farete alcun danno, non succederà proprio nulla. Tendenzialmente i moduli sono molto chiari, qualche produttore scrive in maniera dettagliata la funzione di ogni parametro, altri come Doepfer si limitano a dare per scontato che l'utente sia già un esperto di sintesi sonora mentre altri ancora come Make Noise utilizzano simboli bizzarri, frecce e saette per darsi un tono. Non è comunque difficile trovare la via di uscita di un modulo, solitamente troverai scritto out o semplicemente una freccia che ne indica la direzione, per quanto riguarda gli oscillatori tendenzialmente i simboli delle forme d'onda sono le uscite audio.
"Quindi se si utilizzano i cavetti audio mono il modulare suonerà in mono? E la stereofonia?"
Fermi tutti, il sintetizzatore monofonico è una cosa e il sintetizzatore modulare "monofonico" è un'altra! Mi spiego meglio, per sintetizzatore monofonico si intende uno strumento capace di emettere tramite la tastiera una singola voce alla volta per cui non é possibile suonare accordi, mentre con un sintetizzatore polifonico o parafonico è possibile. In Eurorack se prendiamo il segnale monofonico di un osccillatore e lo passiamo in un mixer stereo con tanto di effetti, riverberi e pan ciò che uscirà dal mixer sarà un segnale audio stereofonico, se prendiamo più oscillatori facendoli passare per un mixer, non necessariamente stereofonico, otterremo una polifonia. Sembra complesso ma non lo è, fondamentalmente i moduli possono essere sia mono che stereo, nel caso dei moduli stereofonici troverete quasi sempre le uscite L&R. Per quanto riguarda i cavi detti "cavi patch" quelli specifici per eurorack sono mono ma nessuno vi vieta di utilizzare anche quelli stereo, funzionano ugualmente. È importante scegliere cavi di buona qualità e resistenti poiché durante le lunghe sessioni, tra una "patch" e l'altra vi ritroverete a staccare e riattaccare i cavi come delle scimmie impazzite e se utilizzate quelli scadenti è facile che si strappino in prossimità del jack o che con il tempo vengano fuori dei falsi contatti, un po'come quando compri le cuffiette auricolari da 10€ e dopo qualche mese uno dei due canali svalvola. Immaginate di fare una serie di collegamenti complessi tra moduli, tanti moduli e tanti cavi e di ritrovarvi con un cavo difettoso, e se questo dovesse accadere durante un concerto?
Ok, non ci ho capito una mazza, ma come faccio ad alimentarli? Dove li infilo sti benedetti moduli?"
Che voi ci capiate o no di elettronica non è poi una cosa importante, quando parlo di elettronica parlo di corrente elettrica, polarità, resistenze, condensatori, transistor, integrati e tutti quei cosini colorati che trovate in bella vista dietro ad ogni modulo. Il mio consiglio è in ogni caso si dare una bella letturina veloce alla bibbia dell'elettronica, il volume di tutti i volumi di Nuova Elettronica "Imparare l'elettronica partendo da zero" il PDF qui. Questo perchè è un bene sapere sempre con che tipo di alimentazione si ha a che fare, Eurorak va ad alimentazione duale, quindi la semplice alimentazione che conoscete 9v come quella dei pedalini per chitarra elettrica per intenderci, ve la dovete dimenticare. Qui abbiamo a che fare con alimentazione doppia a 12v, quindi troveremo un simbolo per il +12v, uno per il -12v e uno per la massa. I moduli vengono sempre venduti completi di piattina di alimentazione e viti per il fissaggio, la piattina di alimentazione è contrassegnata da una linea rossa all'estremità che sta ad indicare il -12v.
"Sì, ma dove lo attacco?"Veniamo alla parte secondo me più complicata della faccenda, il case Eurorack. Solitamente si parte proprio da lui, la casetta della lumaca, il cassettone di legno, la cassetta della frutta, il sarcofago, in qualsiasi modo vogliate chiamarlo, il case è un contenitore solitamente di legno, il classico modello Doepfer è esattamente come un flycase per strumenti musicali ma con la peculiarità di avere delle misure ben specifiche e con al suo interno dei rails di alluminio, l'alimentazione e le bus board. I rails di alluminio sono dei binari con all'interno dei bulloncini fluttuanti della misura di 3mm sui quali è possibile avvitare i moduli con le relative viti in dotazione, in questo modo siamo liberi di organizzare i moduli di differenti misure a nostro piacimento. Sul fondo del case troviamo le bus board che servono ad erogare la corrente che va ai moduli, esse sono dotate di una serie di spinotti sui quali inserire le piattine dei moduli, per trovare la polarità giusta basta individuare la scritta -12v e farla coincidere con la linea rossa della piattina del modulo, spesso le bus board hanno gli spinotti con la guida in plastica per cui è impossibile sbagliare.
I case eurorack sono molto costosi, sono l'investimento iniziale e vanno scelti bene a seconda delle personali esigenze e a seconda della quantità di moduli da inserire. La misurazione è in HP (1HP = 5.08 mm) che sta ad indicare la lunghezza orizzontale, mentre l'unita di misura in altezza è la U (1U = 44.45mm) l'altezza di un singolo modulo è di 3U, i case più diffusi sono da 84HP 6U, quindi due file di moduli una sopra l'altra. Possiamo però trovare svariate misure, o addirittura armarci di tanta pazienza e costruirci il nostro case con del legno, le misure precisissime ed eventualmente acquistare un kit di alimentazione e rails della Doepfer come questo. Le misure ufficiali per Eurorack le potete trovare qui nel sito Doepfer. Io solitamente preferisco costruirmelo, risparmio, mi diverto e lo personalizzo. Non dimenticate di verificare sempre la profondità del case, lo standard Doepfer prevede un grosso margine che permette l'alloggio di moduli che possono arrivare anche a 100mm di profondità, mentre ci sono alcuni produttori che progettano moduli detti Skiff Friendly, con profondità di circa 30/40mm che permettono l'alloggio in case molto più sottili, quindi se il vostro obiettivo è quello di progettare un sistema snello, tenete d'occhio sempre tutte le misure!
"Tutto ciò è molto bello ma io ancora non ho capito cos'è il CV e cos'è il Gate!"
CV sta per Control Voltage, veniva utilizzato anche nei sequencer e nei sintetizzatori prodotti prima del sistema Midi, servivano per pilotare strumentazioni esterne come expander, moduli sonori e altro. Il CV è un voltaggio variabile che può servire ad esempio a cambiare l'intonazione di un oscillatore, gli oscillatori sono delle forme d'onda a cascata. Un modulo vco genera le classiche quattro forme d'onda: sinusoidale, quadra, triangolare e a dente di sega, tutte e quattro vengono generate in maniera continua e ad una frequenza costante modificabile manualmente con il potenziometro dedicato, solitamente indicato con la voce Frequency o Pitch, in corrispondenza del potenziometro di frequenza troveremo l'ingresso cv che servirà a ricevere un voltaggio da altri moduli. Se abbiamo un sequencer questo potrà generare a seconda delle sue caratteristiche una serie di voltaggi differenti in sequenza che modificheranno l'intonazione dell'oscillatore, la stessa cosa può farla un lfo o addirittura un secondo oscillatore, qualsiasi sia il segnale inserito nel cv verrà interpretato in termini di frequenza dall'oscillatore. Nella maggior parte dei moduli con osccillatore troverete nel cv dedicato alla frequenza la voce 1V/oct che sta per un volt per ottava musicale, ogni valore di voltaggio inviato quindi corrisponderà ad una determinata ottava nella scala musicale.
Per quanto riguarda il Gate il concetto è lo stesso del cv, soltanto che invece di inviare un voltaggio variabile esso invia un segnale di acceso spento, come un interruttore, lo stesso tipo di segnale che viene generato da un onda quadra, con la differenza che nel caso del gate è possibile gestire la lunghezza del segnale ed avere tempi di risposta differenti. Stessa cosa vale per il Trigger che a differenza del gate è un segnale di impulso, un segnale molto breve che solitamente viene utilizzato per i sequencer percussivi o per il clock (sincronizzazione). Tutto è legato alle quattro forme d'onda, basta osservarle in grafico per conoscerne il comportamento.
"Ho cercato su internet ma ci sono troppe marche, moduli DIY, roba da 50€ e roba da 500€, come devo muovermi in mezzo a sto gran casino?"
Fino a qualche anno fa, i produttori di moduli si potevano contare con le dita, oggi fortunatamente con la diffusione del verbo e l'impatto che Eurorack ha avuto nella produzione della musica elettronica contemporanea il mercato si è ampliato, si sono mossi in molti, anche gli hobbisti sono riusciti a mettere su il proprio marchio. È affascintante vedere come tutto questo sia diventato "open source", una volta stabilito lo standard su cui lavorare, chiunque ne sappia di elettronica può progettarsi il proprio modulo, il mercato è libero, come l'Internet, c'è scelta per qualsiasi esigenza e qualsiasi tasca, che tu abbia 300€ di budget o 3.000€ puoi sempre iniziare a generare qualche blip blop e qualche lucina da albero di Natale. Come in tutte le cose, più spendi e più aumenta la qualità costruttiva e sonora, si paga anche la progettazione che c'è dietro, più un modulo è complesso e più sarà caro, perchè dietro ad un progetto del genere c'è il sudore e il lavoro di poche persone. Tirature limitate quindi, non vengono prodotti milioni di moduli ma dai 10 ai 300, 400 o poco più alla volta, spesso il modulo viene sviluppato in più versioni, si evolve con il tempo, oggi compri un modulo e dopo un anno lo ritrovi uguale ma con una funzione in più. Da qualche parte bisogna iniziare, il mio consiglio è di non strafare da subito, di non lasciarsi fregare dal trend del momento o dal modulone da 500€ che fa anche il caffè. Iniziate quindi da un semplice oscillatore, un semplice lfo, un semplice filtro e così via, e per semplice intendo basico, ciò non significa che suonerà male, significa soltanto che farà il suo dovere, uno solo ma fatto bene. Io consiglio senza alcun dubbio di partire dalle basi, dall'abc del sintetizzatore modulare, dal papà Doepfer e il suo sistema A-100, il marchio più economico ed affidabile. Anche la Behringer ha iniziato a produrre moduli eurorack, sì proprio lei la marca che avete sempre snobbato ma che alla fine è da sempre presente in ogni ambiente audio professionale e non, prodotti economici ma che hanno sempre dato la possibilità al profano di iniziare da qualcosa. Se poi non vi spaventano i colori sgargianti anche la serie Chromatic della Dreadbox è molto divertente, potete anche provarne uno di ogni produttore visto che il bello di Eurorack è proprio questo. Da non sottovalutare anche il mercato dell'usato, consiglio il gruppo Facebook italiano di scambio e vendita di moduli usati "Scambismo Modulare" gli utenti sono seri, disponibili e ci sono anche molti professionisti del settore, quindi largo spazio anche a consigli, consulenze, riparazioni e qualsiasi cosa vi venga in mente, ci sono anche io!
Questo è il mio sistema modulare, iniziai con 3 moduli Doepfer, state attenti alla malattia!
Modular Grid per me è un sito fondamentale che mi ha aiutato a progettare il mio sistema, permette di organizzare virtualmente i tuoi moduli, di stabilire le misure del tuo case e di trovare tutti i moduli in produzione grazie al suo archivio completo anche di prototipi e moduli fuori produzione. Se volete divertirvi a fare il Tetris con i moduli di tutte le salse siete i benvenuti, è completamente gratuito. Il mio sistema virtuale qui.
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